di Eugene Thacker
La teoria è superflua. Basta la descrizione. Nella sua forma più semplice, un virus è materiale genetico (spesso una molecola breve di RNA a singolo filamento) dentro una conchiglia (di solito un mantello proteico e uno strato esterno di lipidi). I virus possono replicarsi solo dentro le cellule di un altro organismo “ospite”. Le strutture complesse di questo organismo sono reindirizzate dal virus verso la riproduzione di più virus. E così via. Il range di organismi ospiti per i virus è ampio e variegato, si va da antiche specie di piante, a non così antichi millennials, da organismi complessi, a non così complessi leader politici. Ma i virus non sono capaci di mandare avanti neanche i più elementari processi che avvengono routinariamente nei microrganismi, per non citare le piante, gli animali, e gli umani. Eppure impattano sulla vita sia al livello genotipico che fenotipico. Milioni di virus possono essere trovati in qualsiasi ambiente; ne sono stati identificati qualcosa come 5,000 tipi. Un tempo ignorati, i virus sono ora considerati un fattore significativo dell’evoluzione. Tutto questo ha portato gli scienziati a chiedersi che genere di cosa sia un virus. E’ vivo? O è un patogeno inanimato? Se i virus non sono vivi, allora come valutiamo la loro estremamente precisa, costantemente mutevole efficienza biologica? Altre domande. Da dove vengono i virus? Sono discendenti evolutivi di una struttura genetica benigna come i plasmidi? O propaggini di una primordiale evoluzione batterica? O forse la loro origine risiede da qualche altra parte? (E si, perchè no, magari “nello spazio profondo”). E, ancora più importante, cosa vogliono? Da me?
Quest’ultima domanda è la più assurda, ma anche la più rivelatoria. Un submicroscopico filamento di RNA con in più un guscio di proteine è intimamente connesso ad uno stato globale di dichiarazioni di emergenza, divieti di viaggio, e raccomandazioni da quarantena che fluttuano su base quotidiana. E’ anche connesso con il sovraccarico di molte strutture mediche, con la distruzione della produzione e dell’industria dei servizi, con la destabilizzazione di grandi istituzioni sociali, con la vista di sterili scaffali di negozi di alimentari che una volta torreggiavano cattedrali di carta igienica sfusa, con l’adorazione della telepresenza in preda al panico e la caduta libera dei mercati finanziari, essi stessi gestiti in gran parte da algoritmi di trading automatizzati i cui obiettivi sono per noi opachi – noi sgraziati pezzi di carne, bipedi solipsistici mentalmente intorpiditi – come quelli del virus.
Mentre noi non possiamo fare a meno di preoccuparci di come qualcosa che infetta la nostra vita influisca anche sulle nostre vite (…includendo la domanda furtiva di quando la nostra vita “tornerà alla normalità”, perchè mi sono stancato di far finta che una lezione di Zoom implichi realmente un apprendimento, o di far notare a me stesso per l’ennesima volta ‘l’ideale ascetico’ del distanziamento sociale…ma è già lì in Romero o Fulci o in Train to Busan, ma allora perché non tornare al Journal of a Plague Year di Defoe? … Contagion è un documentario … L’arca di Clay è sicuramente il libro più oscuro di Octavia Butler … Mi chiedo se Amazon venda quelle maschere a forma di becco che indossavano durante la Morte Nera … nessuno ha mai avuto una teoria sugli umani come mezzo perfetto per i microbi? … una nuova teoria dei media … cultura umana: un mezzo di crescita … il vicino al piano di sopra ha acceso di nuovo il macinacaffè e sono le 3:00 del mattino – in realtà un caffè suonerebbe bene adesso …), è anche sempre più difficile ignorare le maniere attraverso le quali la scala dell’attenzione umana è stata largamente eclissata da altri livelli di attività, più inumane.
“Sopra” di noi, la velocità della luce dei network algoritmici. “Sotto” di noi, la velocità ricombinatoria del contagio virale. Un network biologico che è inseparabile da uno informatico. In questo mondo, in questo pianeta, attraverso i corpi. Mia cognata è una infermiera che sta lavorando con pazienti COVID-19 in un ospedale di New York. Ci ha detto che sono stati formati per la triage. Ieri sera ha avuto il suo primo paziente con “codice lento”1.
È la granularità della situazione che più mi dà una pausa. In che punto qualcosa chiamato ‘umano’ inizia a dissiparsi, lasciando sulla sua scia un tessuto impersonale di schemi senza proposito? In che punto l’umano svanisce sfuocato, permettendo a qualcosa di disumano di focalizzarsi? A che punto la paura della morte si trasforma nel terrore della vita?
“La volontà di vivere, generalmente si nutre di se stessa, ed è in forme diverse il suo nutrimento, fino a quando finalmente la razza umana, perché sottomette tutti gli altri, considera la natura fabbricata per il suo uso personale”. Invece di finire questo articolo, decido di andare a fare una piccola passeggiata. Un gatto del vicinato si sta rilassando sul cemento freddo di una strada vuota. I fiori di ciliegio sono in stagione.
Oltre 100 trilioni di microbi nel corpo umano. Che fanno di noi 90 percento microbi (Sono in qualche maniera rammaricato che è solo il 90 per cento).
(1) Il senso di ‘slow code’ si pone forse tra una sorta di accanimento terapeutico ‘smorzato’ e le ‘cure palliative’. Più semplicemente, con ‘slow code’ si indicano quegli interventi a breve termine che rappresentano, principalmente, dei gesti simbolici, dai quali non ci si aspetta che abbiano alcuna efficacia, ma che servono a dare l’apparenza che ci si stia provando.
Traduzione a cura del Collettivo Epidemia, di Eugene Thacker, tratto da ‘The Quarantine Files’, a cura di Brad Evans, Los Angeles Review of Books. La traduzione è stata effettuata per la libera consultazione, a titolo totalmente gratuito e non a scopo di lucro. Se l’autore o chiunque ne detiene i diritti desiderasse chiederne la rimozione è pregato di contattare collettivoepidemia@riseup.net“
Translation by Collettivo epidemia, a text by Eugene Thacker, extracted from ‘The Quarantine Files’, edited by Brad Evans, Los Angeles Review of Books. This translation addresses free consultation, totally free of charge and non-profit. If the author or whoever owns the rights would want to ask for its removal they may contact collettivoepidemia@riseup.net