Fotoracconto di un viaggio lunare

Questa è la foto di un paesaggio che si suole vedere dall’alto. Lo spettacolo sublime di un mare di serre che circonda gli insediamenti abitativi. Anche dal basso, la sensazione è quella di trovarsi in uno spazio alieno, lunare verrebbe da dire, dato il cielo della giornata, ma anche il colore delle serre, e l’effetto luminoso che producono.

El Ejido, una città di 90 ‘000 abitanti nella provincia di Almeria, è considerato l’epicentro di questo sistema produttivo. In mezzo secolo è passato dall’essere un paese rurale dedito alle poche coltivazioni possibili in un contesto in cui l’acqua scarseggia, al punto di arrivo di una sperimentazione tecnica e industriale.

 

Almerimar, a pochi km da El Ejido, completamente circondata di serre

Spostare la materia, così come spostare e dislocare gli esseri umani, è una caratteristica fondamentale dell’era delle piantagioni. Le trasformazioni che hanno attraversato questo spazio sono legate al movimento forzato. Da una parte, coltivare una terra così arida è reso possibile dalla progressiva composizione di un terreno adeguato. Si crea un sorta di ‘serra’ sotterranea, un ambiente protetto, che permetta un certo tipo di attività. Per evitare che l’acqua percoli nelle spaccature di una terra arida si produce uno strato – inferiore, più profondo – di argilla, che isola, impermeabile. Sopra l’argilla viene predisposto il terreno che accoglierà le radici delle piante e il loro sviluppo. Si tratta di un terreno molto nutritivo, generato in qualche altro ‘laboratorio a cielo aperto’ per poi essere venduto, epurato di ogni rischio infettivologico. In superficie, per evitare la traspirazione di questo terreno bruno, uno strato di sabbia, a proteggere dalle temperature che, non solo d’estate, si fanno insopportabili. Ogni tre/quattro anni, una volta esausto di sostanze nutritive, e della possibilità di aggiungervene, lo strato di letame e terra fertile viene sostituito.

Nata tra i movimenti contadini, la parola ‘agroecologia’ viene sempre più spesso appropriata dalle retoriche delle istituzioni e delle imprese che si colorano di verde.
 

Il vento, elemento fondamentale di questa zona, sposta la plastica che si accumula a ridosso di ogni ostacolo che trova.

 

Vox, partito sovranista/fascista spagnolo è secondo partito, dopo la destra istituzionale, ad El Ejido. “Ignoranza + paura = Vox”

 

“Palstica e Ristrutturazioni”. Qualsiasi costruzione di plastica ha bisogno di continui interventi di manutenzione.

 

Simmetricamente, vengono dislocate forme di umanità: El Ejido ha più che triplicato tra gli anni Novanta e oggi il numero di abitanti. Si tratta per la gran parte di migranti del vicino Nord-Africa, attratti e alle volte deportati, per un lavoro fuori dai criteri del diritto, un lavoro che molto spesso rimane dentro la definizione di ‘forzato’ anche se con regolare contratto. Queste sono condizioni che accomunano gran parte della natura a buon mercato. Eppure l’artificialità dell’ambiente composto del ‘mare di serre’ ha generato una condizione particolare: il lavoro qui è 365 giorni l’anno, non si può più definire un ‘lavoro stagionale’, ma riproduce queste stesse condizioni nell’arco di tutto l’anno. Le verdure, oggi in gran numero anche con il marchio biologico, vengono consegnate ai consumatori ultimi di questo paesaggio: i mercati di tutto il resto di Europa sono le fermate finali. Di mezzo, i tentacoli della logistica, imitando il pacco Amazon, spediscono prodotti freschi nei brand del green washing europeo.

Uno scorcio di un angolo qualsiasi

 

Nel mezzo degli invernaderos c’è una discarica di residui umidi.

 

Quella pianta che duecento km più a nord è parte di un altro sistema di piantagione, viene qui utilizzata come ‘barriera naturale’, per ‘ammorbidire il paesaggio’ delle serre, almeno dalla prospettiva stradale.

 

Nei piccoli cammini tra una serra e l’altra si ha l’impressione di essere in un paesaggio distopico, in un gioco virtuale. Sono stato ad El Ejido in un giorno molto ventoso, non sembrava esserci nessuno. Piano piano mi sono reso conto che in alcune di quelle serre in realtà c’erano persone che ci vivevano, in alcune rovine che stranamente si frapponevano tra un appezzamento-serra e l’altro, lo stesso. Non ho fatto foto di questi spazi e delle persone che li abitavano, non ho avuto il coraggio di avvicinarmi. Incredibilmente, un allevamento di capre. L’autostrada e il paese. E’ stata una permanenza breve. Mi rimetto in macchina con la voglia di scappare, un po impaurito. La sensazione di sublimità è legata a quella di essere in uno spazio completamente inusuale, che ti comunica contenuti contrastanti, che impatta su tutti i tuoi sensi. In un certo senso, mi sembrava di stare in un altro pianeta. O almeno nelle immagini che la mia mente produce rispetto all’occupazione umana di un altro pianeta. Il colore bianco mi fa pensare alla luna, questo bianco che luccica, simile agli impianti solari che dovrebbero dare energia ai palazzi su Marte. Come puoi non pensare a Marte in questa terra rossa? Poco più ad est di El Ejido c’è un parco naturale, chiamato Cabo de Gata. Google maps ti dice che tra 8 minuti sarai a Las Negras, ma attorno sei ancora circondato da serre. E poi, in un attimo, superi una collina, vedi il cartello d’ingresso nel parco nazionale e ti lasci le serre alle spalle, coperte da un versante spoglio di vegetazione. Successivamente ho scoperto che questa associazione non era solo frutto della mia scarsa immaginazione: anche la Nasa ha notato questa similitudine e, qualche centinaio di km più ad ovest ha installato una base sperimentale, già da anni.