Con Janòs Chialà, che ha ripreso e prodotto il video che vi presentiamo, abbiamo partecipato il 28 settembre 2021 alla proiezione voluta da Cosimo Terlizzi alla Lamia Santolina.
Tra le campagne di Carovigno, dove i segni dell’avanzamento del batterio Xylella si intravedono con maggiore inquietudine dopo l’estate, la Lamia Santolina e il suo micro-ecosistema si stagliano con colori, luci e musiche nuove.
La novità più importante, almeno per noi, è il modo con cui l’arte riesce a farsi portatrice di vertenze non tanto ambientali, ma politiche e pratiche: Cosimo Terlizzi e Damien Modolo con il loro lavoro salvano e riproducono la macchia mediterranea, integrandola all’interno del loro oliveto secolare, cercando di costruire una barriera ai danni causati dal batterio Xylella agli ulivi.
Una barriera particolare, che non è fatta di ostacoli e confini: anzi. La grande permeabilità e interconnessione che si dà tra tutte le entità che vivono nell’ecosistema macchia mediterrane , è l’antidoto all’immobilità nelle campagne a cui porta il disseccamento degli ulivi. Rigenerare suoli, pratiche e relazioni è l’unica risposta utile, al momento, per fronteggiare l’avanzamento della patologia.
Il documentario di Renè Worni, ”C’era una volta l’albero” (Okkifilm) coglie appieno le dinamiche che Cosimo e Damien stanno concretamente contrastando. Con noi e Roberto Polo, attivista e contadino salentino, il regista svizzero ha dialogato ripercorrendo le criticità che hanno portato al disastro. La telecamera lo ha portato ad analizzare in profondità la situazione politica e culturale, ad accedere alla reale condizione di abbandono e spopolamento della campagne.
In questo video Janòs Chialà (www.postphotography.eu) prosegue il suo quinquennale lavoro di indagine sulla fine dell’economia olivicola; o meglio, prosegue con questo video la sua microstoria culturale al tempo della trasformazione generale del Salento: cosa e come accade alla fine di una società, del paesaggio e di un’era.